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Ne L’idiota abbiamo conosciuto Selin alle prese con i dubbi esistenziali tipici di chi si affaccia all’età adulta con più domande che risposte.
L’importanza viscerale che Selin pone alle parole le dà parecchio filo da torcere, perché lei vuole andare oltre al loro significato letterale, andare più a fondo ed è anche per questo che le domande si moltiplicano sempre di più. E paradossalmente sono queste stesse parole ad essere ostacolo per comprendere il legame che ha con Ivan, il ragazzo ungherese conosciuto durante il corso di russo del primo anno ad Harvard.
Nel primo libro Selin è alla disperata ricerca del suo posto nel mondo tra ingenuità, dubbi e tentativi di riuscita.
In Aut-Aut le cose per certi versi non cambiano, eppure sia dal punto di vista stilistico che di sviluppo il libro si presenta senza dubbio più maturo.
Selin è al secondo anno e si imbatte in una questione spinosa: è meglio vivere seguendo l’estetica o la morale delle cose?
Il questo libro la questione Ivan passa in secondo piano, mentre la protagonista non si lascia più trascinare passivamente dagli eventi, ma li fa avvenire secondo la sua volontà. Scopre il sesso, si destreggia tra vecchie e nuove conoscenze, senza tralasciare il suo amore per la letteratura, sempre fonte di riflessione.
Selin pensa molto ma agisce altrettanto, senza piangersi addosso per moralismi inutili. È uno spirito libero che vuole vivere, sbagliare, rimediare, riflettere sulla vita in generale e per la prima volta anche sulle sue origini turche.
Se ne L’idiota la componente principale è il pensiero, in Aut-Aut è l’azione che porta senz’altro alla riflessione, ma in modalità più approfondita.
Selin è una di noi che tra mille dubbi prosegue il suo cammino secondo le sue regole, passando dall’essere il soggetto all’autrice stessa del suo romanzo della vita, tra gioie e dolori.
Elif Batuman non suggerisce risposte, bensì sprona a interrogarci sulla vita, senza però cadere nelle banalità.
Grazie per l'attenzione ♥
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