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Femminili singolari
Vera Gheno
effequ
prezzo copertina: 16,00 €
♦ RECENSIONE
La lingua ha il compito di descrivere la realtà e ogni questione linguistica nasconde innumerevoli dispute, perché nulla è come sembra. La lingua cambia, si adatta nel tempo e nello spazio per essere il più possibile affine alla realtà che ci circonda ed enti come l’Accademia della Crusca hanno il compito di riferire la realtà linguistica – non di prescriverla.
A molte persone il cambiamento spaventa e non è da biasimare, ma quando si “mette in pericolo la purezza della lingua” il dibattito è sempre più acceso di altri.
Ultimamente si discute molto sulla declinazione al femminile dei lavori svolti – appunto - dalle donne, pensando sia una “lamentela delle femministe di oggi”, ma pochi sanno che l’origine risale a un documento di Alma Sabatini datato 1986-1987. Il dibattito, però, non è per tutte le mansioni.
Perché per infermiera, maestra, cuoca, nuotatrice, segretaria non si è mai detto nulla, mentre per ministra, sindaca, rettrice, architetta c’è chi storpia il naso, si volta dall’altra parte e si esprime con un sonoro: “suona male, non si può sentire”?
Parte della risposta è la seguente.
Questo astio è tipico di una società ancora legata alla tradizione, che vuole la donna rilegata al ruolo di moglie, madre, volta alla pulizia, alla cura e all’assistenza di chi comanda. Quando, però, la donna riesce a raggiungere ruoli di alto livello sociale, ci sono queste diatribe, perché non si accetta che anche lei possa ricoprire cariche istituzionali e di prestigio – perché è questo il nocciolo della questione. Come già detto, la lingua non è “pura”: è influenzata dalla storia, dalla quotidianità e ne assorbe il valore. Se “suona male”, è solo per una questione puramente soggettiva, di abitudine e non resta che far entrare nel quotidiano parole che già esistono sul dizionario – non si sta inventando nulla, non sono parole nuove, sono semplicemente usate raramente (e se anche voi siete fermi a petaloso, vi consiglio vivamente di leggere il saggio).
Femminili singolari è un saggio davvero molto interessante che con maestria e professionalità argomenta la questione sopra citata, approfondendo anche il discorso dello “schwa” – di cui l’edizione ne fa uso.
Ho trovato molti spunti interessanti e grande plauso alla pacatezza con cui Vera Gheno ha risposto nel capitolo dedicato ai commenti provocatori e alcuni ignoranti – perché non sapere le regole grammaticali basi della nostra lingua madre...c’è un problema. Questa parte a lungo andare l’ho trovata un po' ripetitiva e il capitolo del femminicidio è stato sì efficace, ma breve. Il messaggio che vuole mandare, però, è chiaro: il femminismo parte anche dalle parole e declinare al femminile un lavoro vuol dire dare dignità alla persona e riconoscere il suo ruolo e la sua esistenza.
VOTO FINALE
⭐⭐⭐
3 E MEZZO/5
BUONO
Grazie per l'attenzione ♥
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