giovedì 30 agosto 2018

"Finché c'è musica" di Sarah Barukh | Recensione



Finché c'è musica

Sarah Barukh










Mondadori
Genere: romanzo
Prezzo copertina: 19,00€







"Cerchiamo tutti una formula che ci salverà. E sai perché?"

"Non lo so."

"Perché abbiamo paura della verità. Non c'è niente da capire, è così e basta. A volte la vita va bene, stiamo bene, e altre volte va male."






♦ TRAMA




1946. La guerra è finita da qualche mese quando la piccola Alice incontra per la prima volta sua madre. Ha trascorso otto anni senza sapere chi fossero i suoi veri genitori, vivendo nascosta in una fattoria della campagna francese insieme a Jeanne, la balia incaricata di prendersi cura di lei fino al loro ritorno. Ora deve lasciare un mondo pieno di affetti per seguire una donna di cui non sa niente e che non è forte ed elegante come se l'era immaginata, ma silenziosa, dura, chiusa in se stessa, e con uno strano tatuaggio sul braccio. Parigi è caotica, rumorosa, Alice si sente subito spaesata. Ma è l'incapacità di rapportarsi con la madre che la fa soffrire di più: è evidente che durante la guerra Diane ha subito dei traumi («tua madre ha fatto grandi cose» le aveva raccontato un giorno Jeanne) e ora è in preda a continui incubi notturni. Ma proprio quando madre e figlia cominciano a stabilire una connessione, Diane si ammala di tubercolosi e la vita di Alice viene di nuovo stravolta: la madre viene ricoverata e l'assistente sociale le dice di aver rintracciato suo padre... È l'inizio di un importante viaggio che da Parigi la porterà a New York: grazie all'incontro con lo zio Vadim, cieco e scorbutico, ex reporter di guerra che ha girato l'Europa, Alice scoprirà che il suo passato nasconde un segreto imprevisto e si lascerà per sempre l'infanzia alle spalle.




♦ RECENSIONE


Alice vive in campagna a Salies-de-Bearn con la balia Jeanne fin da quando è in fasce. Aiuta con le faccende di casa e inizia a frequentare anche la scuola. Sembra scorrere tutto nella norma, fino a quando un anno dopo dalla fine della guerra (1946) la madre si presenta alla fattoria per portarla con sé a Parigi. Alice è sia contenta per poter conoscere finalmente sua mamma, sia triste per dover lasciare Jeanne e le amichette di scuola.
Parigi è molto caotica e Diane non è affatto il tipo di madre che si aspettava, oltre al fatto di aver una serie di numeri tatuati sul braccio. Alice è solo una bambina di otto anni, ha moltissime domande, ma sembra che nessuno abbia voglia di rispondere. In compenso conosce Jean-Joseph, l'unico bambino della sua età che vive nello stesso palazzo e i due diventano grandi amici.
Ancora una volta, però, la piccola Alice deve fare i conti con un'altra disavventura: la madre è malata. Un'assistente sociale le comunica che il padre - fino ad ora ignoto - vive a New York con un'altra donna e deve raggiungerlo. Un altro viaggio traumatico per la piccola Alice che nonostante il difficile rapporto con la madre non vuole trasferirsi di nuovo e tanto meno lasciare Jean-Joseph; ma non c'è altra soluzione. A New York i coniugi d'Arny la accolgono freddamente e oltre a questa indifferenza Alice deve dividere la camera con lo zio Vadim cieco e dal comportamento burbero. Ma sarà proprio con questo ex reporter di guerra a instaurare un legame particolare.

Lo stile è molto semplice e il lettore si immerge nella trama solo dopo poche righe.
Il punto di vista di Alice è interessante, perché spesso si pensa che un bambino non possa cogliere alcuni dettagli o notare un certo problema. Invece, qui ci troviamo una bambina molto intelligente per avere meno di dieci anni, sveglia, determinata e caparbia. Ha molte domande, è curiosa e vuole sapere perché la madre l'ha abbandonata da Jeanne, cosa ha fatto durante la guerra, perché il padre non le vuole bene. Contro ogni aspettativa intraprenderà un viaggio - fisico e mentale - con Vadim e poco alla volta la verità verrà a galla tramite lettere, aneddoti, foto e un quaderno azzurro.

La sinossi nella copertina - secondo me - anticipa più della metà del libro, ma non per questo la lettura non è piacevole. Anzi, al contrario! Vorresti leggere senza sosta per sapere cosa altro Alice scoprirà. Alcuni dettagli posso far già intuire una questione finale, ma si deve tenere presente che è una bambina a dover capire.

Un percorso di emozioni, storie, bugie e verità ben sviluppato e durante la lettura ci si cala perfettamente nel punto di vista della storia.
Ci si chiede come può una bambina di meno di dieci anni a superare così tanti traumi e avere sempre la forza di reagire, andare avanti e non arrendersi.
Sebbene Alice alla fine riuscirà finalmente a sapere tutta quanta la verità che cerca, alcune questioni rimangono sospeso, lasciando comunque al lettore un sorriso commosso davanti a questo finale aperto.

Di questo libro non mi ero fatta nessuna aspettativa, acquistandolo un pò alla cieca e devo dire che mi ha scaldato il cuore come pochi riescono a fare. 
Si percepisce delicatezza, tenerezza, ma anche paura, tristezza, corse a perdifiato e speranza.
Non è il solito romanzo che parla della guerra, ma di come può percepire una catastrofe così gli occhi di un'innocente.
Davvero bello e significativo.



VOTO FINALE
4/5
⭐⭐⭐⭐
MOLTO BELLO


Voi lo avete letto? Cosa ne pensate?


♦♦♦
N.B "Questione titolo"
Il titolo del romanzo trae un pò in inganno. Quello originale si può interpretare come "voglia di andare sempre avanti" e sarebbe stato un pò più coerente. La musica è menzionata giusto un paio di volte, ma non è fondamentale. A meno che per "musica" non si intenda la "vita"... ma in ogni caso, avrei scelto un titolo diverso e/o sviluppato meglio alcuni discorsi di Vadim, così il titolo tradotto sarebbe stato più azzeccato.
♦♦♦




Per oggi è tutto.
Alla prossima.
Saluti ♥ 

La Cantina dei Libri
Federica



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Questo è solo un umile pensiero puramente personale, non necessariamente condiviso.


A prescindere dal voto finale consiglio sempre la lettura di tutti i libri, perché ogni persona ha gusti e pensieri diversi.


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Grazie ♥ 

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