mercoledì 8 giugno 2022

"Primo sangue" di Amélie Nothomb | Recensione

foto via Instagram


Primo sangue

Amélie Nothomb

Voland

prezzo copertina: 16,00€

numero pagine: 116

♦♦♦

Libro vincitore ex aequo del Premio Strega Europeo 2022



"E dire che ho invidiato a Dostoevskij l'esperienza del plotone di esecuzione! Ora tocca a me provare quella rivolta di tutto il proprio essere. No, rifiuto l'ingiustizia della mia morte, chiedo ancora un momento, ogni attimo è così intenso che anche solo assaporare lo scorrere dei secondi basta per mandarmi in estasi."



Amélie Nothomb dedica al padre questo libro, perché proprio di lui si parla. Si immedesima in prima persona nella figura paterna venuta a mancare nel 2021 mettendo nero su bianco gli eventi più significativi della sua vita.


Il libro inizia con Patrick Nothomb che viene scortato davanti al monumento delle esecuzioni per essere ucciso. In quel momento gli passa davanti agli occhi tutta la sua vita che racconta attraverso un lungo flashback.


Patrick non ha mai conosciuto il padre, morto giovane durante un’esercitazione militare con le mine. La madre rimasta vedova troppo presto è spesso assente, ma quando ha l’occasione di avere la sua presenza, lui la ammira estasiato. Viene cresciuto dai nonni materni, fino a quando all’età di sei anni è costretto a trascorrere l’estate con i nonni Nothomb. Agli occhi del bambino sembra tutto meraviglioso, ma non ci vorrà molto per capire che l’apparenza inganna. Il nonno Pierre Nothomb è un poeta e un avvocato, ma sono gli anni della guerra e il Belgio ne risente. La povertà e la fame costringono il numeroso gruppo familiare ad accontentarsi di quello che si ha. Patrick conosce quelli che di fatto sono i suoi zii, perché il nonno si è risposato e ha in totale tredici figli. All’inizio non è facile, abituato alla comodità e al calore dei nonni materni metterà a dura prova il timido e umile Patrick. La sua forza però è essere intelligente, sveglio e in grado di adattarsi a ogni situazione. Nonostante gli scherzi subiti, le condizioni precarie e gli zii alquanto bizzarri, si trova bene con loro, tanto da volerci ritornare in futuro.

Gli anni passano, Patrick frequenta la scuola in modo tranquillo. Vorrebbe diventare portiere di calcio, in ricordo dei pomeriggi trascorsi dai Nothomb, o capostazione, ma la famiglia materna capisce che Patrick è fatto per altre vie e lo indirizzano per la vita diplomatica. Studia giurisprudenza, conosce Henri con cui instaura un ottimo rapporto di amicizia e Danièle, la donna che poi sposerà.

Come primo incarico da diplomatico belga deve recarsi in Congo dove è appena nata la Repubblica democratica del Congo, ma la situazione degenera quando lo prendono come ostaggio. Le trattative proseguono a lungo, molti altri ostaggi muoiono, ma Patrick non si arrende.



Ecco che si ritorna al presente quando il protagonista ha puntato contro di sé una serie di fucili pronti per sparare.

Il finale all’apparenza aperto, offre in realtà tutte le carte per far capire a chi legge come è andata a finire – ma comunque è molto ovvio.



Amélie Nothom è stata in grado di delineare il cerchio perfetto della vita del padre, un inno al ricordo della sua vita attraverso gli eventi più significativi, dall’infanzia all’età adulta, costernata da difficoltà e dedizione.

Patrick Nothom aveva solo un punto debole: sveniva vedendo il sangue fresco e questo gli ha procurato non pochi problemi. Durante la prigionia vede molti suoi compagni morire. Lui deve chiudere gli occhi, perché non vuole e non deve rivelare questa sua debolezza al nemico. Interessante è quindi il contrasto tra la debolezza al vedere il “sangue fresco”, ma mantenere - come si suol dire - "sangue freddo” nei momenti di pericolo.



Amélie Nothomb ha scritto questo breve ma bellissimo romanzo da leggere tutto d’un fiato anche grazie allo stile di scrittura poetico ma semplice e fluido. Attira l’attenzione fin dalle prime pagine e attraverso un’altalena di emozioni chi legge si sente cullato dal racconto. Disegna l’immagine di un padre a cui tiene la sua famiglia, nonostante lui il padre non l’abbia mai conosciuto e la madre fosse spesso assente. È come se si fosse impegnato a proiettare il lato positivo ai figli, quello della dolcezza e dell’amore, quello che a lui è venuto a mancare. Non sorgono dubbi che tra padre e figlia ci fosse un legame significativo.


VOTO FINALE

5/5

⭐⭐⭐⭐⭐

BELLISSIMO



Per oggi è tutto.
Grazie per l'attenzione ♥ 
Alla prossima.
Saluti e buona lettura ♥ 

La Cantina dei Libri
Federica




Questo è solo un umile pensiero puramente personale, non necessariamente condiviso.
A prescindere dal voto finale consiglio sempre la lettura di tutti i libri, perché ogni persona ha gusti e pensieri diversi.
I commenti sono ben graditi, purché sia vigile la buona educazione.


Grazie ♥ 

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