giovedì 18 maggio 2023

"Teoria e pratica di ogni cosa" di Marisha Pessl | Recensione

foto via Intagram



Teoria e pratica di ogni cosa

Marisha Pessl


Bompiani

prezzo copertina: 16,00€


Traduzione a cura di Carlo Prosperi






Siamo preda di un’invincibile cecità rispetto alla vera e reale natura delle cose.”



RECENSIONE


Blue Van Meer ha sedici anni ed è una ragazza che ha già assimilato moltissime nozioni tratte da libri e film grazie all’intellettuale padre Gareth. I due conducono una vita solitaria e nomade, in quanto Gareth è un visiting professor e sono così obbligati a cambiare spesso località. La madre è tragicamente morta in un incidente diversi anni dietro e forse è anche questo il motivo dei numerosi spostamenti; il padre probabilmente sta ancora elaborando il lutto.

Durante l’ultimo anno di Blue, però, fanno un’eccezione e si fermano nel North Carolina per tutti i mesi scolastici, rompendo la solita routine.

Hannah Schneider è un’insegnate che tiene un corso di cinema proprio nel liceo di Stockton, ma è anche il punto di riferimento del gruppo più misterioso di studenti della scuola, ovvero i Sangueblu, composto dall’affascinante Charles, dalla bellissima Jade, dall’ordinario Nigel, dal robusto Milton e dalla soave Leulah.

Un incontro casuale permetterà alle strade di Blue e di questo gruppo di intrecciarsi.

All’inizio Blue e il gruppo incappano in qualche difficoltà di integrazione, ma tra cene e feste riescono a convivere tra le discrepanze tipiche della loro età.

L’evento che rompe la spensieratezza è la morte di Hannah. Blue è l’unica non prendere per buona il suicidio come causa dell’evento e usa il suo sesto senso per calarsi nel ruolo dell’investigatrice per arrivare alla verità.



Arrivata a questo punto è doveroso intromettermi e fare alcune precisazioni sul libro.

Leggendo la quarta di copertina sembra essere un thriller investigativo, volto a risolvere il caso. Sembra anche essere un romanzo di formazione.

Spoiler: non è nulla di tutto questo.

Forse l’unica tematica che si evince è quella della solitudine e della vulnerabilità dell’adolescenza, ma nulla di così lampante.


E quindi cos’è?

Andiamo con ordine.


La morte di Hannah dovrebbe essere il punto focale del romanzo, l’evento che cambia le carte in tavola, il plot twist per eccellenza, ma l’effetto shock è totalmente annichilito in quanto è anticipato sia in quarta di copertina, sia accennato a inizio lettura. È un qualcosa che si sa che accadrà e in effetti avviene, ma a oltre metà libro.

Quello che non regge è tutto lo sviluppo della storia che non spicca, non approfondisce e rimane piatta per tutto il corso della lettura – salvo una piccola eccezione.

Il lungo flashback attraverso cui Blue ripercorre gli eventi antecedenti alla tragedia non presenta elementi di elevata importanza. Quando si arriva alla morte di Hannah, invece, sembra mettersi in moto qualcosa. Blue inizia ad indagare, raccogliere informazioni e scopre qualcosa che sembra essere in qualche modo collegato con gli eventi e le persone che la circondano. Ma questo sperato slancio di trama svanisce in un batter d’occhio, lasciando chi legge con più domande che risposte e con una sensazione di fastidio addosso.

I personaggi sono insipidi, piatti e incarnano forse i peggiori stereotipi di snobismo che si possa immaginare. Spesso si confondono tra loro, perché l’approfondimento caratteristico non è pervenuto. Spesso anche i dialoghi sono poco costruiti e non c’è nemmeno quel legame di amicizia che si speri nasca.

Non sono chiare molte dinamiche e si perde spesso il filo del discorso anche a causa del voluto stile di scrittura ricco di citazioni di film e libri risultando pesante.


(E qui mi intrufolo di nuovo io con una domanda: ma come fa una ragazza di appena 16 anni ad aver letto tutti i libri in commercio e visto tutti i film prodotti? Non dico sia impossibile, ma è altamente improbabile una cosa del genere, tanto da dare quasi fastidio).


Una cosa, però, c’è: un vero e proprio colpo di scena alle battute finali turba parecchio chi legge, ma anche qui, non si ha spiegazione di nulla.

In poche parole, alla fine si ha la sensazione di aver letto tante parole su parole, ma nulla di fatto. Il libro non ha l’approfondimento di trama e indagini che sembra promettere leggendo la trama.


Parlando anche di numeri. Il romanzo ha 682 pagine. La fatidica tragedia avviene a pagina 446, dopo aver raccontato poco niente che il nulla cosmico.

Solo gli ultimi capitoli hanno effettivamente catturato la mia attenzione e sembrava si fosse finalmente trovato il punto di svolta, ma non succede. Tutto si svolge ancora nella piattezza, concludendo con un finale aperto e ancora più enigmatico.


Io vorrei essere più oggettiva possibile, ma questo libro si è rivelato un flop totale, perché anche lasciando da parte le alte e diverse aspettative che avevo, si salva poco niente. Non c’è sviluppo, non c’è profondità di trama e rimane tutto inconcludente.

Una delusione che non mi sarei mai aspettata di confessare, anche se questo non mi ferma. Ho un altro libro della stessa scrittrice di cui sento dire essere molto diverso da questo. Mi sento di dare una seconda possibilità.



In conclusione, Teoria e pratica di ogni cosa è un romanzo che si presenta con delle caratteristiche ma si rivela totalmente l’opposto, dove per opposto si intende un nulla di sostanza. Non ci sono risposte alle domande poste, non c’è quel tipo di investigazione che ci si aspetta dalle premesse e la piccola parte di spicco verso la fine non riesce a salvare la lettura al completo.


VOTO FINALE

2/5

⭐⭐

DELUDENTE


Per oggi è tutto.
Grazie per l'attenzione ♥ 
Alla prossima.
Saluti e buona lettura ♥ 

La Cantina dei Libri
Federica




Questo è solo un umile pensiero puramente personale, non necessariamente condiviso.
A prescindere dal voto finale consiglio sempre la lettura di tutti i libri, perché ogni persona ha gusti e pensieri diversi.
I commenti sono ben graditi, purché sia vigile la buona educazione.



Grazie ♥ 

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