venerdì 27 settembre 2024

"Quaderno proibito" di Alba de Céspedes | Recensione

foto via Instagram







Alba de Céspedes
Quaderno proibito

Mondadori
prezzo copertina: 13,50€

prefazione di Nadia Terranova
















Mi pare che io possa continuare ad andare avanti soltanto a patto di dimenticarmi. […] Sempre mi convinco che l’inquietudine si è impossessata di me dal giorno in cui ho comperato questo quaderno: in esso sembra nascosto uno spirito maligno, il diavolo. Tento perciò di trascurarlo, lasciarlo nella valigia o sull’armadio, ma non basta. E anzi, quanto più sono legata ai miei doveri, quanto più il mio tempo è limitato, tanto più il desiderio di scrivere diviene mordente.”



RECENSIONE


Valeria Cossati compra un quaderno e questa apparente semplice e innocua azione è solo il primo passo di qualcosa di molto più grande. Lei ha quarant’anni, è sposata, ha due figli grandi e svolge un lavoro di ufficio. Fin da subito sostiene che l’acquisto del quaderno sia una pessima idea, anche perché deve tenerlo nascosto da tutti e dal momento in cui non ha un angolo di riservatezza la situazione si complica. Tutti in casa hanno lo spazio per sé e conducono indisturbati le loro vite, mentre per Valeria questo lusso non le è concesso. Spesso rinuncia al sonno per poter scrivere sul quaderno rimanendo sempre vigile per non essere scoperta.


[…] non riesco mai a isolarmi e soltanto rinunziando al sonno trovo un po' di tempo per scrivere in questo quaderno. Se, quando sono in casa, interrompo ciò che sto facendo, o la sera, a letto, smetto di leggere e guardo nel vuoto, c’è sempre qualcuno che premurosamente mi domanda a che penso.”


Valeria mette nero su bianco la frustrazione della condizione della donna del dopoguerra, ma che per certi versi è purtroppo ancora attuale ai giorni nostri. Svolge il ruolo di moglie, madre e casalinga con non poca difficoltà e grazie alla scrittura riesce a far emergere questa frustrazione. Lei è anche una lavoratrice con non poche critiche e un’amante delle sensazioni forti che per paura del giudizio esterno si sente in dovere di reprimere, come il suo bisogno di riposare. Riesce a organizzare una vacanza, ma gli ostacoli la porteranno ancora una volta a non assecondare la sua volontà.


 “Avrei voluto disfarmi della mia persona, togliermela di dosso con rabbioso sollievo: era come se fossi stanca di portare un pesante travestimento.”


Alba de Céspedes fa parlare Valeria attraverso la scrittura di questo quaderno e mette nero su bianco tutto quello che non può esternare a voce. Una vita all’insegna dei ruoli imposti dalla società dove uomo e donna devono seguire delle strade ben precise. Valeria ha molti sogni, ma si trova sospesa da quella che è stata la sua educazione e quello che sente di desiderare.


Di fronte a queste pagine, ho paura: tutti i miei sentimenti, così sviscerati, marciscono, si fanno veleno, e ho la coscienza di diventare rea quanto più tento di essere giudice. Devo distruggere il quaderno, distruggere il diavolo che in esso si nasconde tra pagina e pagina, come tra le ore della vita. La sera, quando sediamo a tavola tutti insieme, sembriamo chiari e leali, senza insidie; ma io, ormai, so che nessuno di noi si mostra qual è veramente, ci nascondiamo, ci camuffiamo tutti, per pudore o per dispetto.”



All’inizio la storia fa un po' fatica a decollare, ma superare queste pagine lo sviluppo prende forma tra pensieri, paure e frustrazione per Valeria che vorrebbe volare libera, ma invece si ritrova sempre intrappolata nella rete sociale.

Un libro da scoprire pagina dopo pagina, all’insegna di molte riflessioni su quello che sono i ruoli di genere e le disparità annesse.


GIUDIZIO FINALE:

MOLTO BELLO



Per oggi è tutto.
Grazie per l'attenzione ♥ 
Alla prossima lettura ♥ 

La Cantina dei Libri
Federica




Questo è solo un umile pensiero puramente personale.
Ogni persona è libera di scegliere in piena libertà se leggere o meno il libro in questione, quindi anche essere in accordo o disaccordo con la recensione scritta, 
poiché si ha gusti e pensieri diversi.
I commenti sono ben graditi, purché sia vigile la buona educazione.


Grazie ♥ 

venerdì 2 agosto 2024

"Più forte di ogni addio" di Enrico Galiano | Recensione

foto via Instagram







Più forte di ogni addio

Enrico Galiano


Garzanti


prezzo copertina (edizione in foto): 17,90€











RECENSIONE


Quando un libro ti delude dopo averci alimentato tutta una serie di aspettative non è mai facile da gestire, ma andiamo con ordine.

Dell’autore avevo letto in passato Eppure cadiamo felici e mi era piaciuto moltissimo. Poi con Tutta la vita che vuoi mi era piaciuto il concetto di base che voleva far passare, nonostante la storia fosse molto in bilico e ho deciso infine di recuperare questo titolo che purtroppo contro ogni aspettativa non mi ha convinta.


Michele Strada ha perso la vista a causa di un brutto incidente quando aveva 13 anni, proprio nello stesso giorno in cui era stato preso come portiere dell’Udinese. Il suo sogno si è frantumato in mille pezzi quella maledetta sera, eppure lui non si è mai fermato a piangersi addosso e ora che è all’ultimo anno delle superiori riesce per sino prendere il treno per la scuola da solo. È proprio su questo treno che un giorno si imbatte in un profumo particolare e scopre appartenere ad una ragazza. Michele e Nina iniziano così a conoscersi, ad amarsi andando oltre ai limiti, fino a quando una rivelazione fa crollare tutto il castello costruito.


Lo stile di scrittura semplice e lineare tipico dello scrittore riesce a far girare pagina dopo pagina chi legge perché la curiosità è alta, ma dopo il plot twist che avrebbe dovuto sconvolgere la lettura mi ha lasciata un po' perplessa. L’interesse è calato, perché chi ha già letto qualcosa di suo o ha una buona intuizione in materia un po' se lo aspetta quel cambio di programma. La discesa prosegue a circa metà del libro con tutta la risoluzione del caso e di alcuni avvenimenti che ho trovato parecchio problematici.


A seguire faccio SPOILER perché non riesco a tenermi dentro tutte quelle domande, quindi, per chi non volesse sapere, deve proseguire dopo FINE SPOILER.









SPOILER – SPOILER – SPOILER – SPOILER – SPOILER – SPOILER – SPOILER - SPOILER


Il plot twist che avrebbe dovuto ribaltare la trama non è poi così impensabile. Anzi, era parecchio intuibile che Nina c’entrasse con l’incidente, ma a tal proposito mi sorgo dei dubbi. A livello di indagine, non si erano mai prese le impronte digitali? Davvero non si era mai presa in considerazione questa pista? E dichiarare il falso non è reato?

Mi ha fatto storcere parecchio il naso soprattutto le sue azioni dopo la dichiarazione. Lei per prima aveva detto a Michele di dimenticarla e lui per un primo momento è stato freddo e impassibile al fine di rimanere arrabbiato con lei (qui ho tifato per lui, mi è piaciuta la sua determinazione), ma poi di punto in bianco se ne esce fuori con la solita storia dell’essere destinati a stare insieme, di essersi incontrati per un motivo e questo, seppur nel modo peggiore, era l’unico modo che il destino aveva in serbo per loro. Eh, no, qui non ci siamo proprio. Se fosse stato il contrario, si sarebbe urlato allo scandalo contro l’insistenza dell’uomo; invece qui sembra che la ragazzina possa insistere e far cambiare idea a Michele senza problemi. Lei è la causa della cecità del ragazzo e lui deve accettare le sue scuse, non essere arrabbiato e infine mettersi obbligatoriamente con lei? Sul serio? E il suo pensiero non conta?

Premettendo che io non sono del mestiere e non voglio fare della terapia l’unica soluzione ad ogni problema, ma questa ragazza con tutto il bene del mondo ha davvero bisogno di essere seguita; è un personaggio che non manda poi così tanti segnali positivi. Inevitabilmente ha dei traumi da gestire e da superare – la morte del padre prima e l’incidente dopo -. Va bene che da giovani si fanno cavolate, ma quelle che compie lei sono ai limiti, perché buttarsi della candeggina sugli occhi per diventare cieca sia per il senso di colpa sia perché voleva capire come essere ciechi...mi sembra troppo su cui poter sorvolare. A livello penale poi lei non ha nessuna conseguenza? Il caso è chiuso? Lei se ne può andare in Belgio dai nonni portandosi appresso Michele? Ok, sono maggiorenni, ma non sembra tutto troppo a lieto fine e con la fuga come soluzione?

Anche sulla cecità di Michele avrei delle domande. Interessante e di buon esempio che lui stesso non si pianga addosso e riesca a reagire, però mi sembra che tutto sia troppo facile. E come fa a usare il cellulare, scrivere i messaggi e fare le ricerche al computer da solo? Se ci fosse stata scritta anche una sola semplice riga di spiegazione come ad esempio: “Michele ha i dispositivi impostati al fine che li possa usare senza problemi”, sarebbe stato un problema in meno, ma più di qualche volta il dubbio assale e mi sembra strano che nessuno si sia accorto di questa lacuna. Usa i messaggi vocali, perfetto, ma spesso viene usato proprio il verbo “scrivere” e come fa?

Anche sugli altri personaggi avrei da obiettare. C’è un professore dichiaratamente misogino che dispensa consigli a Michele su come conquistare le donne (e infatti rimarca ogni tipo di stereotipo sbagliato possibile esistente), l’amico Carlo descritto come quello lo sciocco del villaggio che il più delle volte si dimentica di avere un amico cieco, una tatuatrice che basta il tempo di un tatuaggio per farsi dire vita, opere e miracoli da Nina e diventano migliori amiche e la appoggia in ogni cosa, rispettivi genitori che si comportano più da infantili che da adulti… Mi dispiace, non riesco proprio a lasciarmi coinvolgere da questa storia.


FINE SPOILER - FINE SPOILER - FINE SPOILER - FINE SPOILER - FINE SPOILER -





La mia non vuole essere una recensione arrabbiata, sono solo delusa da questa storia tanto decantata romantica e poetica, ma qui di amore e poesia non ho percepito nulla. Non si possono più sorvolare su alcuni concetti. Non è amore la costrizione, non è amore la non libertà di scelta, non è amore il gesto estremo per attirare l’attenzione e non si può sempre tirare in ballo il destino scritto e far per forza legare due persone che si incontrano per strada.

Ho percepito purtroppo molta tossicità in questa storia, una storia che non rende giustizia al messaggio che avrebbe dovuto essere il fulcro, ovvero quello di cogliere l’attimo e di dire le cose.

Essere due ragazzini pieni di sogni non vuol dire non affrontare i problemi e non prendersi le proprie responsabilità.

Sono consapevole di essere la voce fuori dal coro, in quanto la stragrande maggioranza dei pareri sono più che positivi. Forse sto mettendo per primo il mio pensiero, ne prenderei atto. Non mi voglia male chi lo ha amato, un parere è sempre soggettivi e vanno rispettati.


Pazienza, andrà meglio la prossima volta.


DELUDENTE


Per oggi è tutto.
Grazie per l'attenzione ♥ 
Alla prossima lettura ♥ 

La Cantina dei Libri
Federica




Questo è solo un umile pensiero puramente personale.
Ogni persona è libera di scegliere in piena libertà se leggere o meno il libro in questione, quindi anche essere in accordo o disaccordo con la recensione scritta, 
poiché si ha gusti e pensieri diversi.
I commenti sono ben graditi, purché sia vigile la buona educazione.


Grazie ♥ 

mercoledì 29 maggio 2024

"Un giorno" di David Nicholls | Recensione

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Un giorno

David Nicholls



Neri Pozza

9,90

(c’è un’edizione aggiornata)


Traduzione dall’inglese di Marco Rossari e Lucio Trevisan










RECENSIONE


Emma Morley e Dexter Mayhew hanno modo di conoscersi durante l’ultimo giorno di università. Sono molto diversi tra loro, eppure quel fatidico 15 luglio 1988 segna un importante tassello della loro vita. Diventano migliori amici, rimangono in contatto attraverso lettere, chiamate e si rincorrono per anni, fino a quando, dopo numerosi ostacoli, riescono a raggiungere un equilibrio, senza sapere però che la vita ha in serbo per loro un ultimo duro colpo. Conosciamo Emma e Dexter nel fiore dei vent’anni fino ad arrivare quasi alla quarantina. Dunque un bell’arco temporale in cui entrambi proseguono le loro strade parallele costernate da gioie e dolori.

Lei molto insicura, quasi timorosa di essere felice che cerca in tutti i modi di collezionare esperienze. Lui, invece, spavaldo, ricco e abituato a ottenere ciò che vuole. Lei umile, lui più sopra le righe. Lei con la testa più sulle spalle, lui un eterno bambino. Non possono essere più diversi, eppure in qualche modo riescono a costruire un legame dove il detto gli opposti si attraggono non è mai stato più calzante.

Emma e Dexter si sono sempre amati a loro modo, hanno sempre avuto quel filo che li teneva legati anche quando stavano vivendo vite totalmente diverse, ma ci sono voluti anni per capirlo.


Un giorno è una storia d’amore che per i cuori più romantici fa sciogliere l’anima e c’erano tutte le carte in regola per essere quel tipo di storia in cui piango ogni lacrima; eppure a me non ha fatto impazzire. Non sono riuscita a sentirmi coinvolta nella loro chimica. Inoltre, ho detestato per buona parte della storia il personaggio di Dexter, così presuntuoso e immaturo, mentre ho empatizzato di più con Emma, anche se per entrambi posso comprendere le loro confusioni personali e i tentativi di andare avanti.

L’interesse per la lettura è salito solo quando i due hanno raggiunto un’età più matura e un finale così proprio non me lo aspettavo. Che colpo di scena!

Ci sono troppi alti e bassi che non hanno reso la lettura emozionante come pensavo, alcune retoriche non le posso più tollerare, anche se sono abbastanza riusciti i salti temporali per cogliere i dettagli mancanti della storia man mano che la lettura proseguiva.


Senza dubbio è un libro che lascia pensare, a come alcune persone si rincorrono per anni per poi rimpiangere il tempo perso. La vita non è sempre rose e fiori, anzi quasi mai e ci sono anche quei tipi di legami che non seguono nessun tipo di scaletta prestabilita, per cui la confusione è ancora più frustrante.

È strano per me essere così fredda, perché di base ci sono tutti gli elementi che in una storia cerco, eppure c’è qualcosa che non mi ha convinta. Due persone con i rispettivi dubbi cercano di andare avanti, più travolti dalla cresta dell’onda che dai loro voleri e nonostante gli errori, si rincorrono, litigano, fanno pace, si cercano per poi convertire in un unico punto.



GIUDIZIO FINALE:
DISCRETO



Per oggi è tutto.
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La Cantina dei Libri
Federica




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venerdì 24 maggio 2024

"Fine di una storia" di Graham Greene | Recensione

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Fine di una storia

Graham Greene


Sellerio editore Palermo

16,00


A cura di Domenico Scarpa

Con una nota di Scott Spencer

Traduzione di Alessandro Carrera








[…] amanti. E nello scrivere quella parola la mente, contro il mio volere, irresistibilmente ritorna al punto dove il dolore era cominciato.”




RECENSIONE


Una storia ha davvero una fine, oppure si decide di guardare oltre e proseguire nonostante il cuore rimanga ancora impigliato a una persona che non avrai più a fianco?


Sarah Miles e Maurice Bendrix sono stati amanti durante gli anni della seconda guerra mondiale. Si sono frequentati di nascosto, approfittando di ogni piccolo momento per amarsi lasciando il resto del mondo fuori dalla loro effimera bolla. Ad un certo punto, però, Sarah decide di troncare la relazione senza dare una spiegazione, lasciando Maurice frastornato.

A guerra finita il marito Henry Miles sospetta che la moglie abbia l’amante e vuole rivolgersi a un investigatore privato, ma per puro caso si imbatte proprio in Maurice, amico della coppia, e gli confida il suo sospetto. Per un momento Maurice pensa che la verità possa venire a galla, ma a quanto pare c’è davvero un terzo uomo. Maurice, quindi, contatta l’investigatore privato per conto dell’amico e suo modo prosegue le indagini, fino a quando ha la possibilità di avere tra le mani delle prove dirette la cui verità lo lascerà colmo di frustrazione.


L’autore riesce a bilanciare perfettamente gli eventi del passato e del presente mantenendo alta l’attenzione di chi legge. Pagina dopo pagina il cerchio si fa sempre più completo, colmando le lacune della voce narrante di Maurice che nonostante il tempo passato, ha ancora a cuore Sarah, più di quanto è disposto ad ammettere.


Fine di una storia è un libro con alti contrasti, quali: essere umano e dio, desiderio e morale, amore e odio, il tutto intrecciato in modo eccellente con l’intento di tenere sempre alta l’attenzione e il coinvolgimento. Non mancano i colpi di scena e un dramma finale dove la frustrazione e la rassegnazione portano Maurice a inveire contro la causa della tragedia di Sarah mentre implora la pace interiore. Tutti i personaggi presenti nel libro lottano contro qualcosa – forse – più grande di loro, perché l’essere umano è sempre in confitto con qualcosa o qualcuno.

Il punto di vista è quello di Maurice, eppure si ha modo di sapere anche la prospettiva di Sarah, una figura così in lotta con sé stessa che difficilmente si può rimanere apatici. Quanta sofferenza e quanto dolore ha dovuto sopportare…


È una storia di rabbia e di amore, ossessione e pentimenti che si sfidano fino all’ultimo con l’intendo di provocare, perché spesso l’essere umano si trova di fronte a scelte che posso compromettere il loro credo.



GIUDIZIO FINALE:

BELLISSIMO



Per oggi è tutto.
Grazie per l'attenzione ♥ 
Alla prossima lettura ♥ 

La Cantina dei Libri
Federica




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venerdì 10 maggio 2024

"Aut-Aut" di Elif Batuman | Recensione

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Elif Batuman
Aut-Aut

Einaudi

prezzo copertina: 21,00€

Traduzione di Federica Aceto



In ordine:

1) L'idiota (recensione qui);
2) Aut-Aut
- altri a seguire 



RECENSIONE


Ne L’idiota abbiamo conosciuto Selin alle prese con i dubbi esistenziali tipici di chi si affaccia all’età adulta con più domande che risposte.

L’importanza viscerale che Selin pone alle parole le dà parecchio filo da torcere, perché lei vuole andare oltre al loro significato letterale, andare più a fondo ed è anche per questo che le domande si moltiplicano sempre di più. E paradossalmente sono queste stesse parole ad essere ostacolo per comprendere il legame che ha con Ivan, il ragazzo ungherese conosciuto durante il corso di russo del primo anno ad Harvard.

Nel primo libro Selin è alla disperata ricerca del suo posto nel mondo tra ingenuità, dubbi e tentativi di riuscita.

In Aut-Aut le cose per certi versi non cambiano, eppure sia dal punto di vista stilistico che di sviluppo il libro si presenta senza dubbio più maturo.


Selin è al secondo anno e si imbatte in una questione spinosa: è meglio vivere seguendo l’estetica o la morale delle cose?


Il questo libro la questione Ivan passa in secondo piano, mentre la protagonista non si lascia più trascinare passivamente dagli eventi, ma li fa avvenire secondo la sua volontà. Scopre il sesso, si destreggia tra vecchie e nuove conoscenze, senza tralasciare il suo amore per la letteratura, sempre fonte di riflessione.

Selin pensa molto ma agisce altrettanto, senza piangersi addosso per moralismi inutili. È uno spirito libero che vuole vivere, sbagliare, rimediare, riflettere sulla vita in generale e per la prima volta anche sulle sue origini turche.


Se ne L’idiota la componente principale è il pensiero, in Aut-Aut è l’azione che porta senz’altro alla riflessione, ma in modalità più approfondita.

Selin è una di noi che tra mille dubbi prosegue il suo cammino secondo le sue regole, passando dall’essere il soggetto all’autrice stessa del suo romanzo della vita, tra gioie e dolori.

Elif Batuman non suggerisce risposte, bensì sprona a interrogarci sulla vita, senza però cadere nelle banalità.




GIUDIZIO FINALE:
BELLO



Per oggi è tutto.
Grazie per l'attenzione ♥ 
Alla prossima lettura ♥ 

La Cantina dei Libri
Federica




Questo è solo un umile pensiero puramente personale.
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mercoledì 8 maggio 2024

"Un uomo che dorme" di Georges Perec | Recensione

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Georges Perec
Un uomo che dorme


Quodlibet
prezzo copertina: 14,00€


Postfazione di Gianni Celati
Traduzione di Jean Talon













“All’inizio è solamente una specie di spossatezza, di fatica, come se d’un tratto ti rendessi conto che da parecchio tempo, da varie ore, sei in balia d’un malessere insidioso che t’intorpidisce, un dolore che s’accenna appena e tuttavia è insopportabile, con la sensazione dolciastra e opprimente di essere privo di muscoli e ossa, di essere come un sacco di gesso in mezzo a sacchi di gesso.”


Ci sono persone che affrontano la vita a testa alta e con pronta determinazione anche davanti a degli ostacoli. Altre, invece, vengono investite dalla pesantezza e dall’inerzia anche senza un apparente motivo.


Georges Perec volge lo sguardo verso uno studente che una mattina decide di non presentarsi in aula per svolgere l’esame, ma lascia la sveglia suonare, si gira dall’altra parte e ritorna a dormire. Non c’è stata premeditazione, è successo e basta e da quel giorno si lascia trascinare dalla sua banale quotidianità, tagliando le interazioni con il mondo esterno – fatto qualche eccezione, agendo come un uomo che dorme, fino a quando qualcosa si incrina.


Il senso della frustrazione, dell’inerzia e della vaghezza si evincono in ogni pagina ed è interessante la scelta stilistica della seconda persona singolare.

Il protagonista desidera non sentire più nulla, essere completamente passivo, ma allo stesso tempo non vuole nemmeno scomparire del tutto dal mondo. Questo senso di confusione molte persone l’hanno vissuta o addirittura la stanno vivendo in questo momento, e se per molte altre piangere o fermarsi potrebbero risultare una perdita di tempo, per altre è l’unico modo per cercare un po' di ordine. Il tempo corre, non dà tregua e spesso la mente e il corpo non ti avvisano nemmeno dell’imminente punto di rottura, così si arriva direttamente allo spegnimento di entrambi.


“Non hai voglia di vedere nessuno, né di parlare, né di pensare, né di uscire, né di muoverti.”


Un uomo che dorme è una sorta di diario di appunti che mette luce un tema purtroppo sempre attuale, ovvero il contrasto tra le imposizioni esterne che ci obbligano a fare sempre di più, contro la voglia di potersi fermare un attimo. La società ci vuole sempre sull’attenti, produttivi, mai stanchi, sempre efficaci a percorrere la retta via, sempre decisi senza darci a volte il tempo di respirare, senza tenere conto che alcuni ritmi non sono consoni all’essere umano.

È una storia molto toccante su un giovane uomo che pensa che scegliere l’apatia possa essere la soluzione al suo malessere di frustrazione e confusione.


“Qualcosa si stava rompendo, qualcosa s’è rotto. Non ti senti più – come dire? - sorretto: qualcosa che ti sembrava, e ti sembra, t’avesse finora confortato, scaldato il cuore, restituito il sentimento della tua esistenza, quasi della tua stessa importanza, dandoti l’impressione di aderire al mondo e di esservi come immerso, comincia ora a venire meno.”


Si può ricorrere quindi, al sonno (fisico e/o mentale) per risolvere i problemi della vita? Ci possiamo davvero fermare e lasciare che tutto il resto ci scorra di dosso?

Il libro è curioso e interessante da leggere. In alcuni punti ci sono frasi ripetute e il finale aperto a libera interpretazione arriva un po' frettolosamente, ma è in linea con il genere di lettura il cui scopo è quello di far riflettere sui ritmi della società esterna e quello che davvero una persona vorrebbe fare. Ci sono persone che riescono a tenere il passo con tutti i cambiamenti, altre invece preferiscono altre strade, ma non è da biasimare nessuna delle due strade. Mai ci dobbiamo confrontare tra noi, perché abbiamo i nostri punti di forza, i nostri punti di debolezza e affrontiamo un problema in modo differente.

La vita è costernata da picchi di felicità e profonde tristezze e per quanto possa essere frustrante questo gioco di altezze, la soluzione migliore è quella, in qualunque modo, di vivere ogni istante come più sentiamo essere il modo giusto per noi.

È normale avere un momento di stallo, sentire la confusione che ti attanaglia, avere il desiderio di eclissarsi al mondo, ma è anche vero che prima o poi tutto questo ha una fine.



GIUDIZIO FINALE:

MOLTO INTERESSANTE



Per oggi è tutto.
Grazie per l'attenzione ♥ 
Alla prossima lettura ♥ 

La Cantina dei Libri
Federica




Questo è solo un umile pensiero puramente personale.
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venerdì 23 febbraio 2024

"Mariana" di André Aciman | Recensione

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André Aciman

Mariana


Guanda Editore – Tascabili

prezzo copertina: 12,00€


traduzione di Valeria Bastia










Lo sapevi. Certo che lo sapevi. Lo sapevi fin dall'inizio. E lo sapevo anch'io. Ma non volevo vedere. Perché avevo troppa paura di scoprire come sarebbe stato vivere anche un solo giorno senza di te. Perché mi hai mentito, o quasi. Ed è stato come guardarti credere alle tue stesse menzogne, dopo averci creduto io stessa, o avere finto di crederci. Hai mentito sempre. Certi giorni penso che tu mi abbia sempre ingannato.”



RECENSIONE

Ci sono storie che lasciano un segno indelebile anche se sono durate un battito di ciglia.


Quello che mi fa soffrire adesso non è solo la velocità con cui hai spento l'interruttore, quanto piuttosto l'arroganza bella e buona di pensare che ci fosse un momento giusto per farlo. Nessuno mi ha avvisato quando quel momento è arrivato. Non me ne sono accorta. Vivo in mezzo alle ombre, ai se e ai ma, a piccole cianfrusaglie che prendono polvere […]”


Mariana e Itamar si incontrano per la prima volta durante il ricevimento di benvenuto dell’accademia d’arte in Italia. Lei è al primo anno, mentre lui del secondo e in un attimo tra i due scatta l’attrazione fatale. Lui è un tipo da mordi-e-fuggi, lei è convinta di aver trovato finalmente la persona che la strapperà dalla solitudine, ma i due non parlano di questo e si lasciano trascinare dagli eventi, convinti nei reciproci giochi. Le settimane trascorrono all’insegna dei rapporti viscerali e senza pudore dove i sentimenti né tanto meno il dialogo non hanno spazio. Itamar deve poi andarsene dall’accademia per un po' di tempo ed è in questo spazio che Mariana si rende conto di essersi innamorata, ma quando l’uomo ritorna al suo fianco ha già un’altra donna.


“Poi, però, mentre scendevo le scale, ho capito che quello che provavo era anche peggio della gelosia.

Ero stata abbandonata.”


Mariana è una lunga lettera di una donna che si sente sola e confusa dopo aver creduto ad un’illusione; di una donna che andrà probabilmente avanti con la sua strada, ma con un tarlo nel cuore; di una donna che ha voluto ad ogni modo provare a convincere lui e a convincere lei che la relazione sarebbe andata a buon fine; di una donna che deve fare i conti con una delusione che non sembra andarsene; di una donna che deve gestire l’essere stata abbandonata senza una spiegazione soddisfacente.


[...] non riesco a voltare pagina, pur sapendo che dovrei, e oltretutto vorrei.”


Come spiega lo stesso André Aciman nella postfazione: Mariana non sta scrivendo al proprio amante, […] ma all’amore racchiuso nel proprio cuore, a se stessa. Perché alla fine ci resta solo quello, noi stessi, benché un po' diversi rispetto a quelli che eravamo prima di credere di avere incontrato qualcuno che ci avrebbe liberati dalla nostra solitudine e portarti a pensare di essere ben altro che un semplice ospite di passaggio al banchetto dell’amore.


Mariana non trova pace, nonostante sia perfettamente consapevole di tutto quello che ha passato con Itamar e saputo essere una persona che non vuole o non può impegnarsi su qualcosa di serio e duraturo. Io sono questo si giustifica lui, ma sono parole che non fanno altro che alimentare il suo tormento. La sua delusione è maggiore perché nonostante sapesse ci ha voluto provare ma ha fallito e ora deve fare i conti con una parte di sé che la spinge ad andare oltre perché non ne vale la pena, ma è in contrasto con l’altra parte che è ancora innamorata di Itamar e che teme di non provare mai più un sentimento così intenso.

A volte è così: ci sono situazioni in cui ci troviamo in mezzo e non sappiamo se dare retta al cuore o alla ragione.


Non è la brava ragazza che hai ferito. Piuttosto la donna, che non è più capace di passare la notte con un uomo diverso da te.”


Un libro breve ma traboccante di sentimenti, dubbi e frustrazione ben intrecciati con la coscienza di essere stata segnata da un amore non corrisposto la cui salita di guarigione è ben altro che facile. Non c’è spazio per la vendetta, ma all’amore che Mariana ha da dare a sé stessa e al prossimo, anche se questo trascorso l’ha cambiata per sempre.



GIUDIZIO FINALE:

MOLTO BELLO



Per oggi è tutto.
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La Cantina dei Libri
Federica




Questo è solo un umile pensiero puramente personale.
Ogni persona è libera di scegliere in piena libertà se leggere o meno il libro in questione, quindi anche essere in accordo o disaccordo con la recensione scritta, 
poiché si ha gusti e pensieri diversi.
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Grazie ♥